lunedì 16 settembre 2013

Le ragioni della nazionalizzazione (estratto dall'atto con cui Salvador Allende nazionalizza le miniere di rame)

«Nel corso del suo sviluppo storico, la nostra nazione ha faticosamente conquistato il diritto di disporre di se stessa e di esser padrona delle sue risorse naturali. Questo diritto, oggi universalmente riconosciuto, il Cile lo esercita nel nazionalizzare le grandi imprese minerarie del rame e la Compagnia Mineraria Andina. E lo fa in termini socialmente giustificati, teoricamente fondati e scrupolosamente applicati. 
Le relazioni economiche internazionali che ha finora subito il nostro popolo si basano su una struttura costituzionalmente ingiusta, che impone ai paesi dipendenti decisioni adottate unilateralmente dai paesi egemoni. Questa unilateralità, violando perfino degli impegni pubblicamente contratti, ha gravemente pregiudicato gli interessi economici dell’America Latina e del Cile in particolare. L’uguaglianza formale, che il diritto e la coscienza universali riconoscono a tutti gli Stati, viene ad essere intrinsecamente limitata, quando non addirittura beffata, dall’uso che alcuni Stati fanno del proprio potere, per sottomettere di fatto altri Stati. Non è possibile parlare propriamente di libertà e dignità nelle relazioni fra i popoli, quando i loro mezzi di produzione fondamentali, le risorse vitali per la loro sopravvivenza, sono stati carpiti o assoggettati da un piccolo gruppo di grandi imprese che perseguono il proprio lucro a spese del sottosviluppo e dell’arretratezza delle masse dei paesi in cui si sono stabilite. [...]
Se è naturale che ogni paese decida liberamente per quanto concerne le attività che determinano il suo destino di popolo, è ancora più legittimo, se possibile, che quelle economie condannate dalla divisione internazionale del lavoro a una struttura di monoesportazione [esportazione di un solo prodotto, in questo caso il rame, n.d.r.], cessino di vedere la loro ricchezza fondamentale alienata [ceduta, n.d.r.] a favore del lucro smisurato di imprese straniere. Con un atto di piena sovranità nazionale, il Cile ha deciso di recuperare per sé la proprietà delle fonti di produzione più decisive per il suo presente e il suo futuro, da cui dipende la sorte della battaglia che esso sostiene per sottrarre la grande maggioranza del suo popolo alla miseria materiale, allo sfruttamento umano interno e alla subordinazione allo straniero...».

M. CARMAGNANI, L’America Latina dal 1880 ai nostri giorni, Sansoni, Firenze 1973

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