domenica 1 settembre 2013

i mille giorni di Allende (prima parte)

Alle 2.50 del  5 settembre 1970 un terremoto politico investe l'America latina. Lo spoglio delle schede è finito: Salvador Allende, medico, socialista, candidato di Unidad Popular, al suo quarto tentativo, ha conquistato la maggioranza relativa alle elezioni presidenziali cilene. Su quello strano paese, lungo più di 4 mila chilometri ma largo non più di 200, si accendono i riflettori del mondo. Per la prima volta un marxista può diventare capo di un governo nell'emisfero Ovest grazie a una vittoria elettorale e non a una insurrezione armata. Da Roma e da Parigi, capitali del marxismo occidentale, arrivano a Santiago del Cile legioni di giornalisti, analisti politici, semplici militanti ansiosi di capire come reagirà il laboratorio all'inedita formula cilena.
E  l'attenzione è tanto più giustificata se si guarda alle ambizioni di Salvador Allende Gossens, 61 anni, marxista e massone, figlio di un avvocato, dal '52 ostinatamente impegnato a cercare una "via cilena" al socialismo democratica e pacifica, ma non per questo meno radicale. "Caro Allende, tu con altri mezzi cerchi di ottenere la stessa cosa" gli ha scritto Che Guevara, dedicandogli una copia del suo libro "La guerra di guerriglia". E il Che ha ragione: anche Allende vuole la rivoluzione, la sovversione degli equilibri economici esistenti, la socializzazione dei mezzi di produzione, ma promette di realizzare queste trasformazioni nel rispetto della costituzione e della legalità. Non è cosa da poco e lui ne è cosciente al punto di dire che "il nostro esperimento non sarà meno importante della rivoluzione russa". Fantasie? Forse, ma ci credono in molti, anche a Washington.

Dieci giorni dopo il voto cileno, il 15 settembre, alla Casa Bianca si tiene una riunione a cui partecipano il presidente Richard Nixon e il direttore della Cia, Richard Helms. " Una possibilità su dieci - avrebbe detto il presidente secondo gli appunti di Helms ma liberiamo il Cile da quel figlio di puttana! Vale la pena di provarci; noi non saremo impegnati direttamente; nessun contatto con l'ambasciata (Nixon era fuori di sé perché i dispacci da Santiago avevano dato per sicura l'affermazione delle destre, n. d. r); dieci milioni di dollari a disposizione e anche di più se necessario; impiego a tempo pieno per i nostri agenti migliori; una strategia: strozzare l'economia; tempo 48 ore per pianificare l'azione". Un documento, reso pubblico a dicembre '98 dall'amministrazione Clinton, conferma l'autenticità degli appunti. "Il capo - si legge nel promemoria ha sottolineato che il progetto deve essere pronto per il 18 perché Henry Kissinger in persona vuole avere tutti i particolari della missione CIA".

(estratti dall'omonimo articolo di Ugo Bertone pubblicato su STORIA ILLUSTRATA nel giugno 1999 e reperibile integralmente su http://www.ossimoro.it.)

Nessun commento:

Posta un commento