mercoledì 31 luglio 2013

Intervista a Paolo Hutter, in Cile all'epoca del Golpe




Paolo Hutter, oggi giornalista, all'inizio degli anni Settanta era un giovane militante di Lotta Continua che si trovava in Cile nei giorni del Colpo di Stato contro il governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Questa intervista ripercorre la sua esperienza su quei tragici eventi.

martedì 30 luglio 2013

I Nomadi cantano un omaggio a Salvador Allende

Salvador era un uomo, vissuto da uomo 
morto da uomo, con un fucile in mano. 
Nelle caserme i generali, brindavano alla vittoria 
con bicchieri colmi di sangue, di un popolo in catene. 
Da un cielo grigio di piombo 
piovevano lacrime di rame, 
il Cile piangeva disperato 
la sua libertà perduta. 
Mille madri desolate, piangevano figli scomparsi 
l'amore aveva occhi sbarrati di una ragazza bruna. 
Anche le colombe erano diventate falchi, 
gli alberi d'ulivo trasformati in croci. 
Da un cielo grigio di piombo 
piovevano lacrime di rame, 
il Cile piangeva disperato 
la sua libertà perduta. 
Ma un popolo non può morire, non si uccidono idee 
sopra una tomba senza nome, nasceva la coscienza. 
Mentre l'alba dalle Ande rischiara i cieli, 
cerca il suo nuovo nido una colomba bianca. 
Da un cielo grigio di piombo 
piovevano lacrime di rame, 
il Cile piangeva disperato 
la sua libertà perduta. 

lunedì 29 luglio 2013

Torino manifesta contro il golpe con Pertini


In Italia immediate sono state le proteste contro il Colpo di Stato di Pinochet in Cile. In queste immagini la Manifestazione svoltasi a Torino l'11 ottobre 1973 che vede la presenza di Sandro Pertini futuro Presidente della repubblica

Venceremos!

Il testo originale è stato scritto da Claudio Iturra, e, nella versione destinata alla campagna elettorale cilena del 1970 di Salvador Allende, da Víctor Jara, mentre la musica è stata composta da Sergio Ortega. La canzone diventa rapidamente così popolare da essere un po' considerata una sorta di secondo inno nazionale durante il periodo del governo Allende. Il brano è successivamente divenuto celebre a livello internazionale grazie alle versioni cantate da Victor Jara, Inti-Illimani e Quilapayun. 

Questo è il testo originale, seguito dalla traduzione italiana

“Desde el hondo crisol de la patria
se levanta el clamor popular
ya se anuncia la nueva alborada
todo Chile comienza a cantar.
Recordando al soldado valiente
cuyo ejemplo lo hiciera inmortal
enfrentemos primero a la muerte
traicionar a la patria jamás.
Venceremos, venceremos
mil cadenas habrá que romper
venceremos, venceremos
la miseria (al fascismo) sabremos vencer.
Campesinos, soldados, mineros
la mujer de la patria también
estudiantes, empleados y obreros
cumpliremos con nuestro deber.
Sembraremos las tierras de gloria
socialista será el porvenir
todos juntos haremos la historia
a cumplir, a cumplir, a cumplir
Venceremos, venceremos
mil cadenas habrá que romper
venceremos, venceremos
la miseria (al fascismo) sabremos vencer!”.
Traduzione.
“Dal profondo crogiolo della patria
si alza il clamore popolare
si annuncia la nuova aurora
tutto il Cile comincia a cantare.
Ricordando il soldato valoroso
per l’esempio che ha reso immortale
affrontiamo piuttosto la morte
tradire la patria mai.
Vinceremo, vinceremo
mille catene dovremo spezzar
vinceremo, vinceremo
la miseria (il fascismo) sapremo vincere!
Contadini, soldati e operai
e anche le donne del paese
gli studenti, gli impiegati, i minatori
tutti faremo il nostro dovere.
Semineremo la terra di gloria
socialista sarà l’avvenire
tutti insieme faremo la storia
lo faremo, lo faremo, lo faremo.
Vinceremo, vinceremo
mille catene dovremo spezzar
vinceremo, vinceremo
la miseria (il fascismo) sapremo vincere!”
(Traduzione a cura di Riccardo Venturi, pubblicata dal sito Canzoni contro la guerra)

sabato 27 luglio 2013

I Ministri del Governo di Unidad Popular

Ecco l'elenco completo dei ministri del Governo di Unidad Popular presieduto da Salvador Allende, iniziali e quelli che subentrarono. Le sigle sono PC per Partito Comunista, PS per Partito Socialista, PR per Partito Radicale, MAPU per Movimiento de Acción Popular Unitario, PSD per Partito Socialdemocratico, APU per Azione Popolare Indipendente:
Vicepresidente: Carlos Prats, 1973 (dimissionario ad agosto)
Segretario generale: Jaime Suárez, PS
Interni: José Tohá, PS (1970-1972), Alejandro Ríos Valdivia (1972), Hernán del Canto (1972), Jaime Suárez (1972), gen. Carlos Prats, indipendente (1972-1973), Gerardo Espinoza (1973), Carlos Briones (1973), Orlando Letelier (1973), Carlos Briones (1973)
Esteri: Clodomiro Almeyda, PS (1970-1973), Orlando Letelier (1973), Clodomiro Almeyda (1973)
Economia e finanze: Pedro Vuskovic, indipendente (1970-1972), Carlos Matus (1972), Fernando Flores (1972), Orlando Millas (1972-1973), José Cademártori (1973)
Proprietà: Américo Zorrillas Rojas, PC (1970-1972), Orlando Millas (1972), Fernando Flores (1972-1973), Raúl Montero Cornejo (1973), Daniel Arellano (1973)
Educazione pubblica: Mario Astorga, PR (1970-1972), Alejandro Ríos Valdivia (1972), Aníbal Palma (1972), Jorge Tapia (1972-1973), Edgardo Enríquez (1973)
Giustizia: Lisandro Ponce, API (1970-1972), Manuel Sanhueza (1972), Jorge Tapia Valdés (1972), Sergio Insunza (1972)
Difesa: Alejandro Ríos, PR (1970-1972), José Tohá (1972-1973), Clodomiro Almeyda (1973), Carlos Prats (1973), Orlando Letelier (1973)
Opere pubbliche e trasporti: Pascual Barraza, PC (1970-1972), Ismael Huerta (1972-1973), Daniel Arellano (1973), Humberto Martones (1973), César Ruiz Danyau (1973), Humberto Maglochetti (1973)
Agricoltura: Jacques Chonchol, MAPU (1970-1972), Rolando Calderón (1972-1973), Pedro Hidalgo (1973), Ernesto Torrealba (1973), Jaime Tohá (1973)
Terra e colonizzazioni: Humberto Martones, PSD (1970-1973), Roberto Cuéllar (1973), José María Sepúlveda (1973)
Lavoro e previdenza sociale: José Oyarce, PC (1970-1972), Mireya Baltra (1972), Luis Figueroa (1972-1973), Jorge Godoy Godoy (1973)
Salute pubblica: Óscar Jiménez Pinochet, PSD (1970-1971), Juan Carlos Concha Gutiérrez (1971), Arturo Jirón (1972), Mario Lagos (1973)
Miniere: Orlando Cantuarias, PR (1970-1972), Mauricio Yungk (1972), Pedro Palacios (1972), Alfonso David (1972), Claudio Sepúlveda (1972-1973), Sergio Bitar (1973), Pedro Felipe Ramírez (1973)
Ambiente e urbanizzazione: Carlos Cortes, PS (1970-1971), Julio Benítez Castillo (1971-1972), Orlando Cantuarias (1972), Luis Matte (1972-1973), Aníbal Palma (1973), Pedro Felipe Ramírez (1973)

venerdì 26 luglio 2013

Le ultime parole di Allende nel giorno del Golpe

Il discorso del Presidente Allende alla radio, 11 settembre 1973
7.55, Radio Corporaciòn
Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda. 
"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito, Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità.
Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione, la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale.
In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi."
Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l’appello e le istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.

8:15 A.M.
Lavoratori del Cile:
Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino ad ora ci rivelano l’esistenza di un’insurrezione della Marina nella Provincia di Valparaiso.
Ho dato ordine alle truppe dell’Esercito di dirigersi a Valparaiso per soffocare il tentativo golpista.
Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza.
State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per difendere il Governo dei Lavoratori.
State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il comando della nazione fino al 4 novembre 1976.
Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie informazioni.
Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la Patria.

8:45 A.M.
Compagni in ascolto:
La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede coinvolta la maggioranza delle Forze Armate.
In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità, io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia.
Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato.
Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non retrocederò di un passo.
Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il mandato che il popolo mi ha affidato.
Non ho alternative.
Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a termine il programma del popolo.
Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino, con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà una lezione oggettiva molto chiara per le masse.
Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.
Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente.
Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.
Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro.
Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.

9:30 A.M. RADIO MAGALLANES
In questi momenti passano gli aerei.
Potrebbero mitragliarci.
Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.
Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che ha dignità dell’incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e democratiche.
In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello a voi per dirvi di avere fede.
La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine.
Questa è una tappa che sarà superata.
Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino.
Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori.
L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.
Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria.
Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina delle Forze Armate.
Il popolo deve stare in allerta e vigile.
Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le proprie conquiste.
Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna e migliore.

9:10 A.M.
Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.
La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.
Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.
Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.
Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.
E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.
Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.
La storia è nostra e la fanno i popoli.
Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.
In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.
Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.
Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.
Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.
Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.
Erano d’accordo.
La storia li giudicherà.
Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il tono tranquillo della mia voce non vi giungerà più.
Non importa.
Continuerete a sentirla.
Starò sempre insieme a voi.
Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.
Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.
Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.
Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.
Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.

giovedì 25 luglio 2013

I manifesti di Unidad Popular

Al di la del valore politico di questi manifesti, credo si debba apprezzare il grande valore estetico, di ricerca, nella comunicazione politica. In Italia per esempio, all'epoca, i manifesti politici erano di una banalità deprimente, uscendo questi non da centri di elaborazione grafica ma direttamente dalle direzione dei partiti. E attualmente non ci sono stati passi avanti degni di nota.
(Giorgio Metalli)

mercoledì 24 luglio 2013

Mi chiamo Violeta Parra.... La poesia di un film che vedremo nel corso delle iniziative

Violeta Parra (1917-1967) è un'icona della musica popolare cilena e, in generale, uno degli artisti più significativi dell'America Latina: cantautore, ricercatore del folklore, ma anche pittrice, ricamatrice, scultore e ceramista, nonché la prima latinoamericana a cui fu consacrata un'esposizione di opere al Louvre. Il film inizia descrivendo la sua infanzia e l'adolescenza tormentate trascorse nel sud del Paese, nella regione di Chillán, in una famiglia proletaria numerosa. Il padre Nicanor è un maestro e insegnante di musica alcolista, mentre la madre, di origine contadina, cuce a macchina in casa. Fin da bambina è vivace e dimostra inclinazione per la musica (compone le prime canzoni a 12 anni) e per il teatro. Violeta si sposa due volte, partorisce 4 figli, si integra in un gruppo teatrale itinerante, dove canta in coppia con la sorella Hilda, e si impegna politicamente con i comunisti. Si assiste alle sue peregrinazioni nei paesini delle Ande alla ricerca di antiche canzoni e ballate popolari da apprendere e reinterpretare. Nel 1954, viene invitata ad esibirsi in Polonia e successivamente trascorre 2 anni in Europa. Tornata in Cile inizia a incidere dischi e, nel 1958, fonda il Museo Nacional del Arte Folklórico. All'inizio degli anni '60 è a Parigi insieme al grande amore della sua vita, il musicologo e antropologo svizzero Gilbert Favre, con cui intrattiene una relazione tempestosa e contrastata. Rientrata in Cile, nel 1965 inaugura il suo progetto più ambizioso, la tenda-teatro a La Reina, che vuole essere una "Universidad del Folklore". Vi si esibisce con i figli Ángel e Isabel e con altri cantautori, fra cui Victor Jara. Ma nel frattempo Favre la lascia e si trasferisce in Bolivia

Andrés Wood ha tracciato un ritratto intenso: descrive la donna e l'artista appassionata e contraddittoria, tenacemente creativa, ma anche in lotta con i suoi demoni interiori, con eccessi di cupezza, disincanto e persino di egoismo e risentimento. Al contrario il suo attivo compromesso politico e la relazione di sfida che mantenne con la borghesia cilena sono appena abbozzati in qualche fugace episodio. Si notano le similarità di approccio con il notevole film Frida, naturaleza viva (1986), del regista messicano Paul Leduc, che esplora la vicenda della famosa pittrice Frida Kahlo (1907-1954). Il film ripercorre le tappe salienti della vita della Parra (con alcune licenze poetiche), ma non è un tradizionale biopic. La narrazione è sapientemente frammentaria e si struttura attraverso ellissi e salti temporali, flashbacks e flashforwards, intervallati da un curioso filo conduttore. Si tratta di un'intervista rievocativa concessa nel 1962 a un giornalista televisivo argentino tendenziosamente provocatorio, a cui la Parra risponde con sfrontata ironia. Lo straordinario montaggio, non lineare né sequenziale, di Andrea Chignoli, è caratterizzato da libere associazioni e zone chiaroscurali. Siamo lontani da un mero realismo e dalla omogeneità conciliatoria, anche se la pur felice descrizione episodica delle pulsioni caotiche mostra, a volte, qualche limite retorico. Senza dubbio la forza del film risiede nella straordinaria interpretazione di Francisca Gavilán. L'attrice sembra davvero incarnare Violeta, quasi attuando un processo di osmosi. La sua recitazione emotiva e coraggiosa fa emergere i marcati contrasti della personalità di un'artista forte, ma anche insicura, socievole, ma anche individualista e angustiata. Ma soprattutto risulta contundente il fatto che ella stessa interpreti versioni bellissime di tutte le 21 canzoni presenti nel film. La fotografia di Miguel Joan Littin, abituale collaboratore di Wood, cattura magistralmente la luce peculiare delle Ande e le penombre parigine lungo la Senna e correla spesso gli stati d'animo della protagonista. (Fonte: www.mymovies.it)

lunedì 22 luglio 2013

Cari padri, care madri delle vittime dell'11 settembre...

Un cileno scrive ai parenti delle vittime dell'11 settembre 2001 di New York e racconta la storia di un altro 11 settembre  «...Per la prima volta nella loro vita le persone avevano una dignità. Ma non sapevamo quanto questo fosse pericoloso. Il vostro segretario di stato Henry Kissinger disse: “Non vedo come si possa stare fermi a guardare un paese che cade nelle mani dei comunisti grazie all’irresponsabilità del suo stesso popolo”: le nostre scelte democratiche, i nostri voti non erano rilevanti, il mercato ed i profitti sono più importanti della democrazia; da quel momento in poi il nostro dolore, il vostro dolore furono legalizzati. Il vostro presidente Nixon affermò che avrebbe fatto crollare la nostra economia, la CIA ricevette istruzioni di attivarsi per organizzare un’insurrezione militare, un colpo di stato; oltre 10.000.000 dollari furono stanziati per sbarazzarsi del nostro presidente Allende...»

Salvador Allende all'ONU

"Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi corporazioni internazionali e gli Stati. Questi subiscono interferenze nelle decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato. Per le loro attività non rispondono a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun Parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l'interesse collettivo. In poche parole, la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta. Le grandi imprese multinazionali non solo attentano agli interessi dei Paesi in via di sviluppo, ma la loro azione incontrollata e dominatrice agisce anche nei Paesi industrializzati in cui hanno sede. La fiducia in noi stessi, che incrementa la nostra fede nei grandi valori dell'umanità, ci dà la certezza che questi valori dovranno prevalere e non potranno essere distrutti."
Salvador Allende
Tratto dal  discorso pronunciato da Salvador Allende all'assemblea generale dell'ONU il 4 dicembre 1972.

La Nueva Canción Cilena

Nel 1970 il condor, rapace simbolo della libertà e della fantasia dei popoli delle Ande, vola alto nelle classifiche dei dischi più venduti in tutto il mondo. Lo sostengono le chitarre e le voci di Simon & Garfunkel. Il duo composto da Paul Simon e Art Garfunkel, divenuto popolarissimo con la colonna sonora del film “Il laureato”, realizza, infatti, una delicata e gradevole versione cantata di El condor pasa, uno dei brani più diffusi della tradizione popolare andina. La canzone, inserita nell’album Bridge over troubled water, ottiene un successo travolgente in tutto il mondo. La musica andina, per la prima volta, entra nell’immaginario musicale delle nuove generazioni. In breve tempo sono centinaia le versioni di El condor pasa realizzate in tutto il mondo. Con sorpresa e ammirazione anche dagli Stati Uniti si comincia a guardare in modo nuovo alle tradizioni musicali delle terre dell’America del Sud, attraversate dalla Panamericana, una strada lunga come la vita che collega città, deserti e ghiacci perenni. Le sonorità e i temi della musica andina affascinano la sempre più grande pattuglia dei folk-singers, i moderni cantori popolari divisi tra il folk della tradizione e il rock delle novità, costantemente alla ricerca di nuove idee per innervare la loro vena creativa. Gli scambi danno numerosi frutti, anche perchè creano le basi alla possibilità di stabilire rapporti fecondi con i numerosi laboratori musicali che stanno sorgendo in vari paesi dell’America Latina. Uno dei più vivi e disponibili ad aprirsi nei confronti delle altre culture musicali è costituito dal gruppo di autori, musicisti e ricercatori della Nueva Canción Cilena che proprio nei primi anni Settanta sta vivendo un periodo di grande slancio grazie anche all’ondata rinnovatrice e libertaria del governo di Unidad Popular di Salvador Allende. L’esperienza del Cile diventa, quindi, un punto di riferimento importante e una speranza, non solo dal punto di vista musicale, per tutta l’America Latina. Non dura molto. Nel 1973 un sanguinoso colpo di Stato militare guidato da Augusto Pinochet sancisce la fine della democrazia in quella nazione e l’instaurazione di un regime dittatoriale. Migliaia di oppositori e dissidenti vengono arrestati e spariscono per sempre. Lo stesso presidente Salvador Allende viene ucciso nel palazzo presidenziale. Nelle liste di proscrizione è inserito l’intero gruppo della Nueva Canción Cilena, i cui membri sono costretti a riparare all’estero per sottrarsi alla repressione. Non a tutti riesce di fuggire. Al cantautore e chitarrista Victor Jara, catturato da un gruppo di militari golpisti, vengono tagliate entrambe le mani in segno di spregio per il suo lavoro di musicista. Di lui non si saprà più nulla. Il mondo della musica, i giovani di tutto il mondo si mobilitano e sull’onda della solidarietà mondiale i gruppi e gli artisti cileni portano ovunque la loro testimonianza sonora. Il laboratorio si allarga dal Cile al mondo. Quella che sembrava la fine della moderna musica andina sarà invece l’inizio di una nuova fase che la farà trovare pronta a vivere da protagonista la fine del millennio nei nuovi generi della New Age e della World Music.


venerdì 19 luglio 2013

«...non si tratta di cambiare un presidente, sarà il popolo che costruirà un Cile ben differente!»

Il brano è una vera e propria dichiarazione programmatica che tenta di raccontare quello che il nuovo governo di Unidad Popular dichiarava di avere intenzione di fare negli anni a venire. Perché  si dice nel testo: «...questa volta non si tratta di cambiare un presidente, sarà il popolo che costruirà un Cile ben differente!»


La Canciòn del Poder Popular

Si nuestra tierra nos pide/tenemos que ser nosotros/los que levantemos Chile,/
así es que a poner el hombro./Vamos a llevar las riendas
de todos nuestros asuntos/y que de una vez entiendan/hombre y mujer todos juntos./Porque esta vez no se trata/de cambiar un presidente,/será el pueblo quien construya/un Chile bien diferente./Todos vénganse a juntar,/tenemos la puerta abierta,/y la Unidad Popular/es para todo el que quiera./Echaremos fuera al yanqui/y su lenguaje siniestro./Con la Unidad Popular/ahora somos gobierno…/